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Editoriali

Limitare o non limitare: È questo il dilemma?

Anna Maria Di Nunzio

Il 21 aprile scorso, durante la trasmissione di Mario Giordano “Fuori dal coro”, il Direttore di Libero Vittorio Feltri ha suscitato grande sdegno e scalpore al seguito della sua (ennesima) uscita infelice, se così la si può definire, sui Meridionali. << Io credo che i Meridionali in molti casi siano inferiori >>, ha affermato il noto giornalista, facendo nascere nel mondo della stampa un acceso dibattito non tanto sull’affermazione in sé, quanto su un quesito che da decenni accompagna il giornalismo: la libertà d’espressione ha dei limiti? Se sì, quali?

<< Ho simpatia per De Luca, ma vorrei chiedergli se li chiude in entrata o anche in uscita? Perché a me risulta che ogni anno 14 mila campani si recano a Milano per farsi curare, perché le strutture sanitarie lombarde sono più rassicuranti di quelle campane. Io credo che nessuno di noi abbia voglia di trasferirsi in Campania. Non ce l’ho con la Campania, perché dovremmo trasferirci in Campania? A fare che cosa? I parcheggiatori abusivi? >>, ha risposto Feltri al conduttore che gli aveva chiesto cosa ne pensasse dell’annuncio del governatore campano Vincenzo De Luca, il quale ha ipotizzato una chiusura totale dei confini della sua regione nel caso in cui il Nord dovesse ripartire prima dell’attuale scadenza del lockdown. Il direttore di Libero ha proseguito dicendo che << il fatto che la Lombardia sia andata in disgrazia per via del coronavirus ha eccitato gli animi di molta gente che è nutrita di invidia e di rabbia nei nostri confronti perché subisce una sorta di complesso d’inferiorità. Io non credo ai complessi d’inferiorità, io credo che i Meridionali in molti casi siano inferiori >>. Le risposte non si sono fatte attendere, così come le querele. Il Primo Cittadino partenopeo, il Sindaco Luigi De Magistris, lo ha denunciato per “diffamazione a mezzo stampa, aggravata dall’odio razziale, e istigazione all’odio razziale”. Molte edicole, dalla Campania alla Sicilia, si sono rifiutate di vendere Libero e lo stesso Ordine dei Giornalisti sta valutando quanto accaduto per poter prendere, nel caso, le giuste misure sanzionatorie.

Le suddette parole di Feltri ovviamente non sono state le sole, nel corso degli anni, ad infiammare gli animi di gruppi appartenenti a determinate categorie, che siano esse politiche, etniche, religiose o sociali. Spesso è capitato, anche nel mondo della politica, di trovarsi di fronte a situazioni simili e con l’avvento dei social media è ancora più semplice oggigiorno esprimere un qual si voglia tipo di opinione, rischiando di offendere qualcuno. In questa sede, dunque, non si ha come obiettivo scagionare o imputare il direttore di Libero; a quello ci penseranno i tribunali e l’Ordine dei Giornalisti. Piuttosto, ci si chiede se in tali circostanze appellarsi alla libertà d’espressione valga come attenuante o, addirittura, come discriminante.

Secondo George Orwell, “è quasi impossibile pensare senza parlare. |…| Se si elimina la libertà di parola, le facoltà creative inaridiscono”. Immanuel Kant riteneva che la libera circolazione delle idee fosse il fondamento della conoscenza e dell’emancipazione dell’uomo. Alex de Tocqueville sosteneva che “la democrazia è il potere di un popolo informato”. La libera informazione dunque, e di conseguenza la comunicazione intesa come circolazione di idee, sono i pilastri fondanti della democrazia. Non a caso, l’Articolo 21 della nostra Costituzione dichiara che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Tuttavia, la Costituzione denuncia anche qualsiasi forma di odio o discriminazione, molto spesso coperti dal velo della libertà d’espressione.

Se, come avvenuto nel caso di Vittorio Feltri, è possibile agire in sede legale contro affermazioni diffuse in maniera pubblica, è perché a tale diritto si lega un dovere fondamentale: quello della responsabilità. La responsabilità è nelle mani di tutti, in primis degli operatori della comunicazione, siano essi giornalisti, opinion leader o scrittori, politici, conduttori televisivi o radio-speakers. Non bisogna cadere dell’etnocentrismo fai da te secondo cui tutto ci è consentito senza rischio di conseguenze. Essere liberi non vuol dire esprimere qualunque opinione elaborata dalle nostre menti, soprattutto se tali opinioni possono ledere in maniera significativa la morale, la dignità e l’esistenza stessa dell’altro, inteso sia come singolo che come collettività.

Fatte tali premesse, piuttosto che discutere su eventuali limiti alla libertà di espressione, diritto inviolabile e sacrosanto che ha permesso alla società di evolversi e migliorarsi, si dovrebbe puntare proprio su quel senso di responsabilità, ricordando a tutti che la libertà personale si ferma (e non finisce) laddove inizia la libertà altrui.

Migliaia e migliaia di uomini e donne hanno versato il proprio sangue e hanno rinunciato alla loro vita per poterci far discutere liberamente, oggi, di tutto ciò che più ci aggrada e la pubblica informazione ha un potere enorme. Quest’ultimo, tuttavia, non dovrebbe essere utilizzato per offendere o discriminare il prossimo, soprattutto quando lo si fa gratuitamente.

Per quanto riguarda Vittorio Feltri, invece, piuttosto che l’istigazione raziale, gli si dovrebbe imputare la diffusione di fake news: il Meridione è una risorsa incommensurabile per tutto il territorio nazionale, soprattutto per quanto concerne il settore turistico. Inoltre, è stato (ed è) terra natia dei più grandi autori e pensatori oggi studiati a livello mondiale. Insomma… il Sud è tutt’altro che inferiore.

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