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Le “lucciole di Pasolini” quarant’anni fa

NAPOLI (di Maurizio Sicaldone) – Era il 1° febbraio 1975 quando apparve sul Corriere della Sera un articolo straordinario di Pierpaolo Pasolini: “Il vuoto del potere” ovvero “l’articolo delle lucciole”. Chiunque si sia confrontato con gli intrighi di potrere non può non essere passato da queste righe. Righe che finirono per ispirare finanche il prologo di un altro scritto storico: L’Affaire Moro di Leonardo Sciascia.

Pierpaolo Pasolini
Pierpaolo Pasolini

Pasolini rifletteva amaramente s’una questione posta dal poeta Franco Fortini, ovvero la sottile differenza tra fascismo come “aggettivo” e fascismo come “sostantivo” vedendo nella Democrazia Cristiana una protesi, apparentemente meno violenta, del fascismo “sostantivo”. Ma la vera bellezza del pezzo di Pasolini era in quella che lui chiamò “la scomparsa delle lucciole”, utilizzando la scomparsa delle bestiole come spartiacque della nostra repubblica democratica.

Prima dellascomparsa delle lucciole“.
La continuità tra fascismo fascista e fascismo democristiano è completa e assoluta […] la mancata epurazione, la continuità dei codici, la violenza poliziesca, il disprezzo per la Costituzione”. I voti gestiti dal Vaticano, grazie ad una maggioranza schiacciante e totalitaristica. Il benessere gettato come fumo negli occhi. E gli italiani sembravano felici. Ma intanto, nella visione apocalittica di Pasolini, cominciava il “genocidio” delle idee “ossia questa assimilazione al modo e alla qualità di vita della borghesia. Come avviene questa sostituzione? Essa avviene clandestinamente, attraverso una sorta di persuasione occulta“.

Poi le lucciole sparirono quando si investirono gli italiani con inutili sogni di industrializzazione. “[…] i nostri potenti continuano imperterriti i loro sproloqui incomprensibili; in cui galleggiano i “flatus vocis” delle solite promesse stereotipe. In realtà essi sono appunto delle maschere. Son certo che, a sollevare quelle maschere, non si troverebbe nemmeno un mucchio d’ossa o di cenere: ci sarebbe il nulla, il vuoto. La spiegazione è semplice: oggi in realtà in Italia c’è un drammatico vuoto di potere. Ma questo è il punto: non un vuoto di potere legislativo o esecutivo, non un vuoto di potere dirigenziale, né, infine, un vuoto di potere politico in un qualsiasi senso tradizionale. Ma un vuoto di potere in sé. “.

La strabiliante attualità di quell’articolo si condensava in: “potenti democristiani che coprono, con la loro manovra da automi e i loro sorrisi, il vuoto. Il potere reale procede senza di loro: ed essi non hanno più nelle mani che quegli inutili apparati che, di essi, rendono reale nient’altro che il luttuoso doppiopetto”…

Tralasciando i “democristiani” che, come tutte le forze ideologiche propriamente dette, non esistono più, sembra di leggere un articolo scritto qualche giorno fa, all’indomani delle dimissioni di Giorgio Napolitano, quando i nostri abili uomini di potere politico si sono sperticati in inutili argomentazioni per giustificare un vuoto di potere, appunto, cui farà seguito un’altro inevitabile periodo di vuoto di potere.

Il fatto è che in questi vuoti, come faceva intendere Pasolini, ci si sono infilati dentro in tanti. Ed è proprio lì, in quel momento, che le lucciole sono sparite.

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