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Intervista ad Andrea D’Alessio, il beatboxer pop(olare)

NAPOLI (di Gennaro Auricchio) – La barba lunga, la grossa stanza, gli occhiali da vista e un sorriso coinvolgente. Andrea D’Alessio è così, un ragazzo di buona pasta, che porta con se un dono naturale e lo fa con un’umiltà disarmante.

Prima ad Xfactor e poi su Facebook è diventato famoso grazie ai suoi beatbox. Migliaia di visualizzazioni per i suoi video in cui scompone e ricompone le canzoni più ascoltate del momento con la sua voce. Ha avuto un’esperienza sul palco dell’Expo, ha partecipato all’ultimo album di Mario Biondi, si appresta a fare qualcosa di nuovo ed nato a Napoli, questi sono i motivi che mi hanno spinto a cercarlo per scambiare quattro chiacchiere insieme.

Andrea, quando hai iniziato ad esercitarti con il beatbox? Come hai migliorato la tua tecninca?

Andrea D'AlessioHo iniziato con il beatbox circa 5 anni fa, quando sulla rete ho notato un beatboxer francese “Joseph Polpo” che riproduceva suoni in una maniera così realistica da sembrare un “fake”. Da quel momento ho incominciato a interessarmi alla disciplina e a capire che tutto quello poteva essere davvero riprodotto. Ho migliorato la mia tecnica lavorando sodo giorno dopo giorno; la chiave di questa disciplina è la costanza, ma anche la creatività e soprattutto il divertimento.
-Come è stato esibirsi davanti a tantissime persone al padiglione Europa a EXPO? Esibirmi davanti a migliaia di persone al padiglione Europa all’interno dell’Expo è stata un’esperienza fantastica. Si trattava di un esibizione pubblica con il supporto della loopstation, uno strumento dalle potenzialità immense che con il beatbox mi fornisce autonomia e libertà creativa senza precedenti. I presenti hanno reagito con entusiasmo, l’atmosfera era splendida. Questo anche grazie a Radio Immaginaria che mi ha voluto e ha creduto nel progetto.
-La tua esperienza a Xfactor ti ha cambiato? Come spieghi il pregiudizio che tanti hanno nei confronti dei cantanti usciti dai talent?
La mia esperienza ad X-Factor, più che cambiarmi, mi ha formato. Prima di Xfactor non avevo mai preso in considerazione che il canto potesse essere la mia strada, non avevo mai cantato prima. Xfactor mi ha dato la possibilità di portar fuori qualcosa che era represso da sempre e che non vedeva l’ora di uscire. Il pregiudizio verso i talent? Il pregiudizio è ovunque, quindi non mi stupisco che ci sia anche in questo ambiente. Da un punto di vista posso capirlo: mettere in discussione qualcosa non è sempre sbagliato, purché si abbia l’apertura di accettare e tornare sui propri passi quando opportuno.
-Nell’ultimo disco di Mario Biondi hai dato la tua voce nella traccia All of my life, come è stato collaborare con un artista così apprezzato?

La collaborazione con Mario Biondi per me è stata incredibile! Ho sempre seguito Mario da un punto di vista artistico, ho sempre rivolto a lui e alla sua musica una stima immensa e farne parte è stata forse una delle soddisfazioni più grandi che abbia mai ricevuto. Per di più è una persona stupenda, cosa che è stata la ciliegina sulla torta.

-Quanto ti ha dato il mondo del rap underground?
Il rap underground mi ha dato e mi da tanto. Ho incominciato con il beatbox, che – per quanto relativamente di nicchia – ha radici nell’hip hop; vivendo in una scena campana, poi, così ricca di artisti e rapper, prendere energia, emozioni e scambi da questo terreno è stato per me quasi naturale.

-Quali sono i tuoi progetti futuri?
Per il futuro, oltre a proseguire sulla strada di importanti collaborazioni, punto a prodotto tutto mio che spero possa vedere la luce quanto prima.

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