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Cronaca

Il soprintendente e la piazza. Storia di un amore che non nasce

NAPOLI (di Maurizio Scialdone) – Ancora una volta il soprintendente ai Beni Architettonici, Giorgio Cozzolino, fa la voce grossa perché a suo dire le renne illuminate, installate a cinque metri dall’ingresso di Palazzo Reale, non sono state autorizzate da nessuno. Men che meno dai suoi uffici. Detto fatto. Le renne hanno spiccato il volo, come nella migliore tradizione natalizia, per riatterrare altrove. Il soprintendente fa riferimento anche ad autorizzazioni che servirebbero per installare “capannelli sconosciuti” per non ben identificate attività commerciali che, se non provviste delle necessarie autorizzazioni, potrebbero avere sgradevoli sorprese. E infine non sono di suo gradimento neanche le installazioni luminose natalizie.

Ora, non si comprende bene se la questione sia di ordine squisitamente estetica o tecnica, dovuta alla sola mancanza delle autorizzazioni.

Giorgio Cozzolino, soprintendente beni paesaggistici
Giorgio Cozzolino, soprintendente beni paesaggistici

Quindi il problema di Piazza Plebiscito è tutto nelle autorizzazioni? Ovvero, una volta ottenute, che succede? Tutto è lecito? E se non lo è, chi giudica cosa è lecito e cosa no? E soprattutto chi decide se un’opera o una qualsiasi manifestazione sia esteticamente apprezzabile? Il soprintendente ricorderà che in Piazza del Plebiscito si sono succedute una serie di installazioni che qualcuno cerca ancora di far passare per opere d’arte. Facendo salva la “Montagna di sale” di Mimmo Paladino del ‘93, la lista è lunga: dalle “capuzzelle” di Rebecca Horn del 2002, alla “Spirale d’acciaio” di Richard Serra del ’03, ricordando poi i neon colorati di Pistoletto del 2007 e il “caramellone rosso” di Anish Kapoor del 2000, di cui ancora portiamo i segni nei diverticoli, .  Per quest’ultima “opera” fu necessario montare un’impalcatura di acciaio che coprì interamente la facciata della Basilica di San Francesco di Paola. Ci mancherebbe, l’arte aperta al pubblico è una cosa sacrosanta. Ma l’arte moderna è cosa assai soggettiva e spesso capita che non venga recepita neanche come tale. Tutto questo a spese della comunità, che non può decidere se il caramellone di Anish Kipoor sia orribile o no.

Gli intenti dell’Amministrazione Comunale sono chiari. La piazza è dei napoletani e dai napoletani deve essere usata. Non solo da un’élite d’intellettuali ai quali mostrare opere commissionate ed assicurate per diversi milioni di euro.

Cosa faremo a Capodanno, caro soprintendente? Come vedremo quello spazio per il quale tanto si sta battendo in nome delle “autorizzazioni”? Sarà una landa buia e desolata, “illuminata solo dalla luna e dalle stelle” (parole sue…), fine a se stessa? O sarà ancora una volta il luogo dei napoletani, di tutti quei napoletani che avranno voglia di far esplodere la loro gioia come da sempre accade proprio lì, in quel luogo nato per ospitare macchine da festa?

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