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Gli Ash Code parlano di “Oblivion”. La new-wave campana ha voglia di emergere

NAPOLI (di Gennaro Auricchio) – Nello scenario musicale partenopeo sono tante le realtà che la stampa ha preso più o meno a cuore nel corso del tempo. Spesso e volentieri, le mode condizionano anche la critica musicale che finisce per parlare spesso degli stessi personaggi che finisco per popolare in maniera aggressiva le colonne dei giornali online e non solo. Andare a trovare qualcosa di nuovo da raccontare è sicuramente cosa buona e giusta sia per evitare di parlare sempre dei soliti noti sia anche per dare luce a prodotti artistici che meritano ben altre vetrine.

Proprio per questo motivio abbiamo deciso di dare spazio ad un gruppo di tre giovani ragazzi campani che insieme formano gli Ash Code , gruppo new wave che dalla fine dello scorso anno ha iniziato un nuovo percorso musicale con la pubblicazione del loro primo album di inediti dal titolo “Oblivion”.

Ash Code - Alex Belluccio (2)

L’album è il manifesto perfetto della loro musica: romantico, introspettivo e pieno di energia. Per capirne di più, Alex, Adriano e Claudia hanno deciso di rispondere alle nostre domande.

– A distanza di quattro mesi dall’uscita di Oblivion, qual è il tuo bilancio? Come procede il progetto Ash Code?

Alessandro: Molto bene, la prima release è quasi sold out e abbiamo pronta una ristampa del cd sempre con la svizzera Swiss Dark Nights e una versione su vinile grazie alla collaborazione con la francese Manic Depression Records. Inoltre parteciperemo ai principali festival europei come Wave Gotik Treffen, Entramuralhas ecc

Hai dichiarato che le vostre canzoni nascono da un mix di sensazioni nate dall’ascolto di musica, lettura di libri e città vissute. Se dovessi scegliere un libro, un disco e una città per rappresentare la musica degli Ash Code, quale sceglieresti?

Claudia: Per quanto riguarda il libro, non mi va di associare la musica degli Ash Code ad un romanzo perchè il romanzo è chiuso, ha una fine, e nemmeno ad un saggio, preferirei accostare piuttosto la musica degli Ash Code alla poesia di Rilke, il mio poeta preferito. La poesia meglio si confà alla nostra musica, in quanto piena di sfaccettature, piena di emozioni diverse e talvolta contrastanti, e soprattutto aperta, come spero che la nostra musica sia, ancora aperta ad un ottimo futuro. Ho scelto Rilke innanzitutto perchè la sua poesia mi ha profondamente influenzata, e negli anni è tornata innumerevoli volte per accompagnare ogni momento della mia vita, inoltre Rilke è un poeta ceco che scrive in lingua tedesca, e questo non può che essere strettamente connesso alla musica degli Ash Code, la quale ha un forte legame con la Germania, ma anche con i paesi dell’est, come la Repubblica Ceca appunto, la Polonia, l’Ungheria. Siamo affascinati dall’est Europa e ci torniamo sempre con piacere. Per quanto riguarda un disco te ne potrei dire tanti, ma ora come ora ho in mente “The sky’s gone out” dei Bauhaus, perchè contiene “all we ever wanted was everything”, titolo che ci siamo tatuati io e Alessandro sull’avambraccio sinistro a Berlino nel 2012, pezzo a cui teniamo particolarmente. Per quanto riguarda la città non posso far altro che dirti Berlino perchè la nostra musica è intrisa di riferimenti al nostro legame con questa città, ma dato che è scontato aggiungo anche una città dell’Europa dell’est come Varsavia, Cracovia, Budapest o Praga, per i motivi sopracitati.

Perché la scena new-wave napoletana viene snobbata dalla stampa italiana e regionale?

Adriano: In generale tutto viene preso meno in considerazione da Roma in giù e sono sempre stupito da quanto certe testate giornalistiche o siti prendano sempre in considerazione le stesse band. Ma poco importa, qui a Napoli c’è molto fermento in questo momento e stiamo superando le barriere territoriali nazionali grazie al grande interesse che stanno dimostrando dall’estero.

– (Per tutti) La vostra musica sembra riscuotere più consensi all’estero che in Italia, come mai dalle nostre parti questo genere continua a vivere una realtà strettamente relegata all’underground?

Adriano : Non è problema solo del genere che proponiamo noi, l’Italia sembra una realtà differente da tutte le altre nazioni, basta confrontare le classifiche e vedere che risonanza ha ancora una manifestazione bollita come Sanremo per capire quanto siamo arretrati. Nel resto d’Europa c’è ancora curiosità e voglia di ascoltare cose nuove oltre che strutture che investono realmente nella musica nuova.

– (Per tutti) La scenografia durante i vostri concerti è diventata sempre più articolata e parte fondamentale dello spettacolo, le arti visive aiutano a veicolare il messaggio delle vostre canzoni?

Alessandro: Per noi luci e visuals sono molto importanti, edito personalmente ogni singola clip in base alla canzone in questione, e quando possibile programmo anche i movimenti delle luci.
La nostra intenzione è creare uno spettacolo multimediale e non la mera esecuzione di una serie di canzoni in fila, e poi allestendo il palco in questa maniera ci sentiamo davvero a nostro agio e calati perfettamente nello shot.

(Per tutti) Riusciremo mai ad organizzare in Italia un grande festival di musica new-wave come quelli in cui andate a suonare all’estero?
Claudia: Lo speriamo. Personalmente alterno momenti di entusiasmo, osservando che “la scena” si sta ingrandendo, a momenti di delusione, quando vedo che i giovanissimi sono per la maggior parte presi dalla musica mainstream.

– (Per tutti) Dove saranno gli Ash Code tra 5 anni? 

Alessandro: Ci auguriamo su palchi importanti, a suonare per tanta gente che ama la nostra musica.

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