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Cronaca

Giulio Cavalli; una mailbombing per Nino di Matteo

NAPOLI (di Maurizio Scialdone) – Ancora un tentativo, quello di Giulio Cavalli, attore milanese di teatro impegnato da sempre nella lotta alle mafie, che ha diffuso il testo di una mailbombing in favore del pm di Palermo Nino di Matteo. Ancora un tentativo per provare a svegliare uno Stato addormentato. Uno Stato che quando non tenta di ingannare sé stesso, comunque arriva un attimo dopo. Ed è sempre troppo tardi.

[ http://www.giuliocavalli.net/2014/12/06/mailbombing-caro-renzi-se-matteo-fosse-ucciso-oggi-raccolta-firme/ ]

Sono mesi che ormai si parla del tritolo arrivato per il pm a Palermo e sono mesi che nessuno fa nulla. Il Ministro Alfano continua a promettere un fantomatico bomb jammer, un dispositivo in grado di disattivare detonatori a distanza, ma purtroppo anche pace-maker e apparecchiature ospedaliere. Quindi? In nove mesi non si è trovata una soluzione, se non aumentare la scorta di di Matteo. Ma (c’è bisogno di ricordarlo?) le scorte furono aumentate anche per Falcone e Borsellino.

Il 9 giugno del 1992, Roberto Scarpinato, appena entrato nel pool antimafia, in vista del varo del “decreto Martelli” scrisse: “Questa legge è sporca di sangue, non segna un salto di qualità, sono leggi che cerchiamo da anni […] noi giudici abbiamo cominciato a riflettere su queste cose molto prima della strage di Capaci, ecco perché queste leggi sono sporche di sangue“. E ancora, riferendosi al procuratore Giammanco: “La cosa avvilente è che questa persona resti ancora al suo posto“.

Giulio CavalliPiù tardi Massimo Ciancimino (nel 2008), nel libro “Don Vito”  raccontò, con triste realismo, che: “come accade nel paese della logica capovolta, il problema non è chi si avvale della facoltà di non rispondere e tace, ma chi parla e dice tutto“.

Ora siamo alle solite. La soluzione è sempre la stessa. Aumentare le scorte. Giusto per mettere in pericolo altre tre o quattro persone.

L’unico modo di tutelare davvero Nino di Matteo è “parlare”, raccontare, fare i nomi di tutti quelli che sanno e ancora si nascondono. I nomi di chi c’era, di chi ha preso l’agenda rossa di Paolo Borsellino e, se ancora esiste, rivelarne i contenuti.

E invece il caso vuole… che i collaboratori di giustizia parlino e gli uomini dello stato “non ricordano”. Il cittadino comune non ne può più di omissioni di Stato. Non ne può più di sacrifici, di Uomini lasciati soli a combattere per conto di uno Stato che fa di tutto per convincerci di non esserci mai “Stato”.

Sandro Pertini diceva: “Dobbiamo tagliarci il bubbone da soli e subito, non basta il borotalco per lenire la piaga. Ci sono ladri ed imbroglioni? Bene… facciamo i nomi e forniamoli al magistrato”. E a chi gli fece notare che così il “sistema” sarebbe saltato rispose: “Me ne infischio del sistema se il sistema da’ ragione ai ladri… Lo scandalo più intollerabile sarebbe quello di soffocare lo scandalo“. Noi, sono più di vent’anni che aspettiamo di toglierci ‘sto bubbone…

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