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Fisicità e immaterialità nella mostra “Divieto di affissione”

NAPOLI (di Cristina Cipriani) – “Divieto di affissione. Giovani avanguardie del sud del mondo” è una mostra d’arte contemporanea che nasce dalla passione di sette artisti del sud Italia e del Europa e dal progetto fortemente voluto della galleria beneventana, Numen Arti Contemporanee, fondata dalla curatrice del presente evento, Giuliana Ippolito.

Il titolo della mostra è esplicitato dalla scelta di Numen di chiedere in prestito ai due architetti napoletani, Giuliano Andrea Dell’Uva e Francesca Faraone, il loro studio Zeta Studio in via Bisignano, 59, e farne dal 30 novembre al 3 maggio 2013 uno spazio d’arte (può essere visitata dalle ore 10 alle 19, dal lunedì al venerdì), facendo incontrare l’immaterialità e allo stesso tempo la realtà di opere d’arte con un altro mondo, per questa volta, anch’esso artistico, quello del design e dell’architettura, ma di cui si è voluto mettere in evidenza il carattere della quotidianità lavorativa.

Tema principe di “Divieto di affissione. Giovani avanguardie del sud del mondo” è il corpo in relazione con lo spazio reale e immaginario che lo circonda, così attraverso l’utilizzo di diverse tecniche (pittura, disegno, fotografia e installazioni) e materiali (dal ferro alla pelle e al plexigass) si ha l’occasione di vedere e percepire la fisicità del corpo umano in un modo completamente nuovo rispetto alla consuetudine e che soprattutto si allontana dalla materia di cui è realmente costituito.

Infatti, gli artisti ospiti della mostra, come la spagnola Gema Ruperez Alonso disegna delle figure che sono intente a fare lavori comuni, ma che sono poi resi universali dall’anonimato del volto ricoperto, per esempio, da lunghi capelli. Tra gli altri c’è la vincitrice del primo premio (2004) del Concorso Internazionale di Pittura Elena Mirò, Barbara Bonfilio che sulle sue tele, intitolate COEXIST, come racconta lei stessa, “i segni che scelgo caricano l’immagine di significati politici espliciti (come la stella di David e il crocefisso con i quali compone il nome dell’opera). Conferiscono alle scene quotidiane raffigurate in interni, una precisa connotazione temporale e le rendono attuali”. Un’attualità rappresentata anche dal fotografo napoletano Dario De Cristofaro, che con la sua Body 2012 cattura l’oscurità, la sensualità e la materialità di una spogliarellista, illuminata da luci vividamente rosse e che sono ulteriormente messe in risalto dalla presentazione dell’opera su un pannello di plexigass retroilluminato. Nella stessa stanza in cui troviamo Body 2012 ci sono le fotografie montate su alluminio di Francesca Mannetta che ritrae il corpo di una donna bionda e di bianco vestita in un bosco in cui sembra essere pervasa da un delirio interiore.

I due artisti Monticelli & Pagone invece puntano non solo all’effetto visivo dell’installazione di un piccolo prato da cui spuntano dei particolari fiori che al posto dei consueti petali troviamo delle vere radiografie toraciche, ma giocano anche con le parole intitolando l’opera, Orto-Pedia.

Infine, le due artiste la romana Stella Tasca e la napoletana Antonella Romano entrambe lavorano con le mani per creare opere scultoree, la prima diversificando i materiali e le tecniche dalle perline e i glitter all’ago e il filo, creando così per la mostra delle matriosche ciclopiche, mentre la seconda ci racconta che quando usa il ferro si sente più donna che mai, perché lo lavora come se stesse ricamando, trasferendogli ogni sua sensazione, così la sua opera acquisisce una vita propria, un’anima, come accade alle sue scarpette per bambini (create originariamente per uno spettacolo teatrale) che, legate a dei peperoncini, rappresentano la loro indole birbante.

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