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Cronaca

Emergenza rifugiati: privi di assistenza legale e sanitaria, lontano il permesso di soggiorno

NAPOLI (di Daniele Pallotta) – “Cittadini napoletani, ricordate che siamo figli di una guerra che ha distrutto le nostre vite. Contiamo sulla vostra solidarietà”. Con queste parole si conclude una lettera aperta alla cittadinanza e alle istituzioni, frutto della scrittura collettiva dei rifugiati dalla guerra in Libia alloggiati a Napoli.

Nel capoluogo sono attualmente ospitate 850 persone; 2226 nell’ intera Regione Campania. Alloggiano in hotel, finanziati con fondi pubblici. La loro assistenza è stata delegata dalla Protezione Civile e dalla Regione agli albergatori dei capoluoghi di provincia, Napoli, Salerno, Avellino. Da mesi viene denunciata la mancanza di assistenza legale e di percorsi formativi per l’inserimento sociale. Ma è soprattutto la questione sanitaria ad essere emergenziale : vengono segnalati casi di tubercolosi e altre malattie, ma le procedure per l’assistenza ospedaliera appaiono lunghe e difficoltose.

Finora la Commissione territoriale di Caserta per i Rifugiati Politici ha rilasciato, su 116 domande inoltrate, 6 permessi di soggiorno, di cui 5 per motivi politici ed uno per motivi umanitari; 110 i dinieghi. Nella lettera viene chiesto di rilasciare a tutti i rifugiati provenienti dalla Libia un permesso di soggiorno di un anno per motivi umanitari. Lettera consegnata all’assessore alle alla Cultura del Comune di Napoli Antonella di Nocera, che ha ribadito l’impegno della giunta nella risoluzione del problema.

Tuttavia la competenza in materia è della Protezione Civile e della Regione, cui il responsabile regionale immigrazione della Cgil Jamal Qaddorah, dopo l’incontro interistituzionale del 5 dicembre, chiede un intervento concreto nel miglioramento del vitto e dell’alloggio dei rifugiati, e un avvio del percorso di inserimento sociale;  inoltre  rivolge formalmente l’invito a coinvolgere nelle loro scelte enti locali, associazioni e cooperative. L’intera gestione della accoglienza potrebbe non essere stata del tutto trasparente; è notizia recente l’apertura di un fascicolo da parte della Procura della Repubblica.

I rifugiati partecipano con coinvolgimento emotivo agli incontri che le associazioni e i sindacati organizzano per sensibilizzare istituzioni e cittadini sulle loro problematiche. Trovano il coraggio di raccontare le loro storie. Molti hanno subito violenze e abusi, molti hanno perso i propri familiari in guerra o durante il viaggio in mare. Joseph, nome di fantasia, mostra le ferite infertegli dai soldati di Gheddafi. Nel raccontare non mostrano commozione, la vita li ha temprati duramente. Riescono a sorridere, non hanno idea di quale possa essere il loro futuro, ma hanno la capacità di sdrammatizzare, di guardare oltre. Hanno consapevolezza della loro dignità di esseri umani e chiedono il rispetto dei loro diritti.

 

 

 

 

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