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Eco, la mostra fotografica di Roberto della Noce

Venerdì 5 aprile alle ore 17:30, presso la Sala “mura greche” della BRAU-Biblioteca di Ricerca di Area Umanistica in piazza Bellini 60, Spazio NEA presenta “ECO”, mostra fotografica di Roberto Della Noce. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 3 maggio 2019.
L’artista si rifà al mito di Eco, la ninfa che Narciso non amò. Narciso è costretto dalla sua stessa natura a vivere dietro una cortina di vetro, osserva la vita in una sola direzione, la sua, senza la capacità di percepire il mondo. Vede solo ciò che può. Un vetro diventa uno specchio solo per chi guarda verso l’oscurità. Quell’oscurità che cela e protegge la parte più intima dell’animo umano. Si può scegliere di fermarsi alla bellezza che può essere espressa nei colori e nell’estetica delle fotografie, alla luce del giorno. Ma quando calerà la luce del giorno Narciso vedrà la solitudine di se stesso riflessa nel vetro, e a quel punto si è già altrove… e vivi.
È il primo lavoro di espressione personale dell’artista che prevede l’uso del colore (preferendo in passato il bianco e nero): le maggiori possibilità di una camera chiara, che permette di poter agire anche sui singoli colori, ha ampliato il mezzo espressivo, dando la possibilità di seguire interamente il processo cromatico, dallo scatto fino alla stampa. Le opere sono tutte derivanti da un singolo scatto, nel quale l’elaborazione delle tonalità e dei contrasti evidenzia i vari piani della scena ritratta. Nessuna sovrapposizione di più immagini quindi, ma solo un’attenta scelta del punto di vista che potesse contenere varie scene in un solo fotogramma.
Scrive Luca Sorbo: «Il viaggio visivo di Roberto Della Noce è l’incontro/scontro della razionalità che prova ad imprigionare il desiderio di bellezza. Le vetrine sono i luoghi in cui viene codificata la nostra vanità, dove il nostro bisogno di piacere e di essere accettati trova la sua consacrazione. Il fotografo trova nel mito di Eco e Narciso una sua verità ed una sua attualità. La fotografia, che nell’Ottocento viene definita “lo specchio della memoria” poiché rende permanente l’immagine riflessa sul vetro smerigliato della camera obscura, realizza, quindi, il sogno di Narciso di poter contemplare la propria immagine, anche se questa sarà la causa della sua morte. Eco e Narciso sono tragicamente uniti nella ricerca del bello. Il loro amore non è mai diventato realtà, è rimasto solo desiderio; un desiderio per entrambi inappagato.
È uno sguardo attento quello di Roberto, perché riesce a perdersi nei giochi di luce per ritrovare giochi compositivi e cromatici di grande forza ed efficacia. La sua è una ricerca sulla personalità narcisistica. Le vetrine diventano metafore delle tante persone che, alla ricerca di una bellezza convenzionale e stereotipata, vivono un’immobilità emotiva senza riuscire a sentire le risonanze profonde della vera bellezza. Narciso vive nel vuoto compiacimento di sé, incapace di accorgersi dell’amore di Eco. La lama tagliente dello sguardo dell’artista prova a penetrare l’apparenza dei riflessi, lasciando che la superficie diventi impronta del profondo.
Noi spettatori siamo invitati a prendere parte a questo gioco di specchi, a perderci nei riflessi e nelle trasparenze; siamo invitati a partecipare, essere protagonisti, a immergerci nel mondo di Roberto. Anche noi viviamo la condanna di Eco di amare e non essere amati».

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