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Coppa Italia e i commenti sessisti all’arbitro: il calcio non è ancora roba per donne 

di Tiziana Pagano

Napoli-Cremonese: partita finita ai rigori con la vittoria della squadra ospite. Contestazioni da parte di tifosi ed esperti che si appellano a decisioni arbitrali non condivise.
Tutto nella norma se non fosse per il fatto che, per la prima volta, una partita di Coppa Italia sia stata arbitrata da una ternana di sole donne. Continuerebbe a non esserci nulla di sbagliato se all’arbitro, Maria Sole Ferrieri Caputi, venissero contestate esclusivamente le scelte prese in campo. Anzi, non sollevare critiche verso il suo operato sarebbe un atteggiamento ingiusto e controproducente per la sua carriera.

Ma i commenti dovrebbero riguardare, appunto, il suo arbitraggio e non il suo essere donna. Invece, i commenti sessisti sui social non sono tardati ad arrivare e, purtroppo, non solo da parte di anonimi leoni da tastiera.

È infatti finito sotto accusa il post pubblicato – e poi cancellato – da un ex dirigente di una società calcistica: “Gnocchi al forno, ci vuole pelata, macinato, mozzarella, basilico, forno a 200 gradi”. Una triste allusione secondo la quale le donne possano solo cucinare e non arbitrare una gara sportiva. L’autore si è poi scusato dicendo che la frase non voleva essere maliziosa. Cosa voleva essere, quindi?

La verità è che lo sport, in particolare il calcio, è ancora visto come una cosa da uomini. Anche se non c’è un solo programma sportivo che non sia condotto da una donna o che comunque non ne abbia almeno una in organico come opinionista, restano ancora molte reticenze sulle competenze pratiche che servirebbero in campo. Per la serie: va bene sorridere alla telecamera e commentare una partita ma deciderne le sorti, no! Così come tante altre professioni che non hanno mai visto donne al loro comando.

Qualcosa per fortuna si sta smuovendo: secondo l’Istat, infatti, l’Italia sarebbe al secondo posto in Europa per numero di donne manager e nei cda (38,8%) dopo la Francia (45,3%). Ma l’occupazione generale femminile è ferma al 50%.

La strada da fare è ancora lunga. Non è facile per una donna realizzarsi a livello professionale, specialmente se tra i suoi progetti c’è il metter su famiglia e il cambiamento non dovrebbe essere solo culturale. C’è bisogno, infatti, di interventi da parte delle istituzioni che permettano alle donne e alle aziende di mettere in campo strategie adatte a supportare il lavoro femminile. Insomma, alle giornate commemorative è ora di far seguire i fatti. 

Tiziana Pagano

Tiziana Pagano nata a Napoli il 13/09/1988 Pass: tizianapagano

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