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Berlusconi: «Fini autoescluso dal Pdl» Ma altri due deputati passano con Fli

MILANO – Mentre Silvio Berlusconi riunisce i suoi a Palazzo Grazioli per un vertice del Pdl in vista della direzione nazionale prevista giovedì, altri due deputati lasciano il partito del premier per passare con “Futuro e Libertà”: si tratta di Daniele Toto e Roberto Rosso. Li hanno presentati Italo Bocchino e Adolfo Urso nella sede della fondazione Farefuturo. Bocchino sottolinea che con questo ingresso il gruppo «ne guadagna in termini non solo parlamentari ma anche di radicamento» fornendo così ulteriori basi per la crescita del «partito-movimento che andiamo a costituire».

L’INTERVISTA A VESPA – Nel frattempo, escono altre anticipazioni del nuovo libro di Bruno Vespa. In un’intervista rilasciata 10 giorni fa, il premier risponde ad alcune domande sul futuro della maggioranza e, in particolare, sull’alleanza con Gianfranco Fini. Secondo il capo del governo, il presidente della Camera si è «autoescluso» dal Pdl sancendo una scissione «preparata da tempo». Stando così le cose, sarà possibile continuare a essere alleati? «In politica mai dire mai» risponde Berlusconi. «C’è sempre la speranza – dice però il presidente del Consiglio – che tutti gli elettori del centrodestra possano ritornare sotto un’unica bandiera per un vero cambiamento del Paese. Capisco che i parlamentari del nuovo gruppo si siano sentiti in dovere di seguire Fini che li aveva indicati personalmente nelle liste elettorali. Ma in loro esiste anche la consapevolezza di un dovere di lealtà nei confronti degli elettori che li hanno votati sotto il simbolo del Popolo della Libertà, un simbolo in cui compariva il nome di Berlusconi come candidato presidente. Anche recentemente alcuni di loro mi hanno confermato la loro lealtà: ‘Stiamo con Gianfranco, ma mai contro Silvio’». «Il Popolo della Libertà, lo ripeto per l’ennesima volta, – sostiene Berlusconi – non ha mai messo nessuno alla porta, ma ha subito una scissione che evidentemente era stata preparata da tempo e aspettava soltanto un pretesto per consumarsi. Dunque, non si tratta di un’espulsione, bensì di un’autoesclusione». «Fini non è mai stato cacciato – sostiene il premier. – Noi parlavamo di Fini come presidente della Camera e non come componente del partito. L’unico elemento concreto di quel documento fu il deferimento ai probiviri dei tre elementi più oltranzisti nell’azione critica nei confronti del governo. In ogni caso, quando una maggioranza nomina il presidente della Camera o del Senato, si aspetta, come minino, che essi condividano il programma legislativo che questa maggioranza e il suo governo presentano nella Camera di loro competenza».
LA POSIZIONE DI FLI – Non si fa attendere la risposta dei finiani. «A tutti gli italiani è chiaro che Gianfranco Fini è stato espulso dal Pdl» ribadisce Bocchino. «Contro Fini – precisa il caogruppo Fli alla Camera – è stato emanato un editto, che ne ha dichiarato l’incompatibilità con il partito senza contraddittorio e discussione. Per noi, però, è acqua passata, ora c’è un movimento che sta crescendo sul territorio e in Parlamento». Quali saranno le prossime mosse? È possibile l’appoggio esterno al governo? «Da Berlusconi e dalla direzione del Pdl – sottolinea Urso – attendiamo risposte sulle riforme annunciate, per le quali aspettiamo ancora l’agenda, e sul patto di legislatura con le altre forze di maggioranza», a partire da Pdl e Lega. «Berlusconi deve governare – aggiunge Bocchino. – Il nostro dovere non è staccare la spina ma ricordare al premier che il suo dovere è governare. Rischiamo però di apparire come quelli che chiedono l’accanimento terapeutico». «Ora bisogna capire cosa vuole fare – sottolinea Bocchino – ha risposto picche al patto legislativo proposto da Fini a Mirabello, ora aspettiamo. Gli chiediamo solo che governi il paese sulla base del programma elettorale. Se sarà quello, ci troverà disponibili». (Corriere della Sera)

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