Notizie dall'Italia e dal mondo

CronacaCultura

Sapere, saper fare…saper essere.

IMG-20141120-WA0002
Erminia Capone

Roma – (di Carmine Majorano) – Come nasce l’idea della proposta di Educazione psico-affettiva un’ora di ricongiungimento tra anima e corpo elaborata da Lei e dal suo collega Angelo Palumbo?

La proposta nasce a fronte dell’esigenza sempre più imperante- che si respira tra i banchi di scuola- di coinvolgere in prima persona i ragazzi in attività che contemplino anche la sfera psico-emotiva, oltre quella meramente intellettiva.

Infatti, per esperienza personale, avendo insegnato sia in contesti molto periferici che nelle cosiddette ‘zone bene’ della capitale, ho potuto constatare che quest’esigenza supera i confini delle borgate e tocca in maniera uniforme le scuole di ogni ordine e grado.

La scuola sta cambiando e noi, nuova leva di docenti, abbiamo il dovere di prendere atto degli scenari odierni che ci costringono ad un’analisi coscienziosa mirata ad affrontare le classi, sempre piu’affollate di ragazzi di ogni età ed estrazione sociale, valutandone anche le competenze emotive.

Infatti, oltre agli oramai noti traguardi del saper fare e del sapere tout court, non va tralasciato il terzo fulcro per mezzo del quale va a consolidarsi, nel tempo, la personalità dei nostri allievi:il saper essere.

Crede che i frequenti casi di bullismo e di omofobia possano essere contrastati mediante l’educazione psico-affettiva?

Ne sono certa. Vede, in ogni scuola in cui abbia messo piede, ho sempre ritagliato, delle mie ore di lettere, un’ora a settimana dedicata all’educazione psico-affettiva ed i risultati sono stati sistematicamente sorprendenti. Pero’, queste “lezioni di psico-affettività”, non possono essere delegate ed affidate alla deontologia di taluni docenti, serve un inserimento nei programmi ministeriali di educazione psico-affettiva come avviene in tutti gli altri paesi civili; ricordo che l’Italia è l’unico Paese in Europa -oltre alla Grecia- a non avere un’ora del programma settimanale dedicato all’affettività o all’educazione sessuale.

Occorre un intervento strutturale sul piano culturale che modifichi il modo di pensare, che affronti il tema più generale del bullismo e del cyberbullismo, della droga, dell’alcool, del rispetto dell’altro e del proprio corpo, con azioni mirate a contrastare incisivamente questa violenza sfrenata, dilagante nella nostra società, con una campagna di sensibilizzazione attraverso iniezioni portentose di educazione sentimentale profuse nelle aule delle nostre scuole.

Solo con un’azione costante, diretta e coordinata potremo avere dei risultati estesi su larga scala che dotino i ragazzi di un corredo emotivo indispensabile per vivere e, direi, per affrontare la nostra società.

Chi saranno gli attori di questo nuovo piano didattico psico-affettivo?

Tutti: docenti, discenti e non solo.

Vede, finora i pochi interventi proposti dalle scuole hanno mancato di continuità e metodo.

Invece, la nostra proposta prevede la creazione, insieme agli insegnanti, di un setting di riflessione costante sugli alunni e sugli strumenti comunicativi necessari, in ottemperanza di quel lifelong learning tanto auspicato dal Consiglio Europeo, ovvero un percorso spendibile e perfettibile dai discenti durante tutto l’arco della vita per se stessi e per la società, in vista dell’acquisizione della cittadinanza attiva, esperita e maturata già tra i banchi delle scuole primarie.

L’obiettivo è quello di integrare gli strumenti comunicativi dei docenti, sostenendo il livello emotivo evocato da varie metodologie psico-pedagogiche e di insegnare loro un modello che funga da auto-sostegno che sia sostenuto dall’attivazione di processi di socializzazione interculturali e interterritoriali.

Sono previsti laboratori psicoaffettivi con gli allievi che, oltre a coinvolgere l’intero corpo docente, alunni e genitori, usufruiranno della presenza costante di uno psicologo a scuola e della supervisione di un coordinatore delle attività.

Saranno create reti di scuole che collaboreranno e che creeranno una piattaforma sul territorio e sui territori.

Dove possiamo trovare la vostra proposta integralmente?

Abbiamo inviato la proposta a La Buona Scuola, portale messo a disposizione dal Miur, per far si’ che addetti ai lavori e non, interagiscano e propongano idee innovative in vista della riforma scolastica prevista dal Governo Renzi mirata a costruire, appunto, una buona scuola, migliore rispetto a quella attuale.

Servono docenti selezionati per una buona scuola secondo Lei?

Assolutamente si’.Invero sia io che il mio collega abbiamo vinto il concorso a cattedra 2012, superando un’ardua selezione che, oltre a valutare le tradizionali conoscenze disciplinari, ha accertato competenze linguistiche, informatiche e di legislazione scolastica del 5% dei docenti che ha superato quello che è passato alla storia con il nome di concorsone, vista la mole degli aspiranti che ha visto oltre 320000 aspiranti docenti cimentarsi con le varie prove.

Siete stati quindi già assunti?

Non ancora, siamo in graduatoria di merito.Il piano straordinario di assunzioni concepito dal governo Renzi, prevede la nostra assunzione dal 1 settembre 2015; rispettando e sancendo, cosi’, la legge per cui nella PA si entra solo tramite pubblico concorso, oltre a ristabilire il concetto, troppo spesso vilipeso nel nostro Paese, di meritocrazia.

Nel frattempo noi, numerosi concorsisti 2012, abbiamo dato vita ad un’associazione di docenti battezzata Panta Rei, in seno alla quale, oltre alla proposta sulla psico-affettività, sono state elaborate molte altre proposte e sono in cantiere numerosi progetti in vista di una buona scuola costruita da docenti selezionati e meritevoli, pronti a vincere la sfida di costruire una scuola migliore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.