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Cronaca

Egitto, condanne a morte per i dissidenti

(di Vincenzo Mattei) – Il Gran Mufti, la più elevata carica religiosa in Egitto, ha approvato la condanna a morte per impiccagione. Un britannico, tre uomini delle Seyshelle e un pachistano, l’unico ancora irreperibile, sono i condannati per aver cercato di contrabbandare in Egitto 22 tonnellate di hashish secondo il giornale de Al Ahram, mentre Egypt Indipendent parla “solamente” di 3 tonnellate. La sentenza è stata emanata in un clima da bunker, la Corte era pattugliata da centinaia di poliziotti, di cui molti infiltrati nelle strade limitrofe la sede del tribunale.

Protesta in Egitto
momenti di protesta in egitto

Per le accuse tutti sarebbero membri di un gruppo di criminali internazionali. Secondo la ricostruzione delle indagini, il cargo di cannabis proveniva dal Marocco al Sinai, per poi essere diffuso nel resto dell’Egitto, dove l’uso di hashish è molto frequente e abituale. Gli imputati sono tenuti a pagare una multa di 85 mln di lire egiziane che corrispondono a poco meno di 10 mln di euro. La sentenza sarà sicuramente impugnata in appello. Interessante da capire sarà il comportamento del Regno Unito nei confronti di una condanna a morte di un proprio cittadino. Il caso diplomatico è dietro l’angolo e quali pressioni metterà l’Inghilterra all’Egitto si vedrà nelle prossime settimane.

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